Il setting del laboratorio teatrale si propone come spazio-tempo separato dalla quotidianità.
In tale situazione si ha una sospensione della vita quotidiana a favore di una esplorazione-costruzione di modalità diverse non solo di pensare, percepire, muoversi, ma anche di relazionarsi; le normali regole che orientano le interazioni sociali e comunicative vengono messe in discussione, o comunque ridefinite. L’esperienza investe non solo gli schemi di relazione interpersonale, ma anche il linguaggio, la mente e il corpo.
Specie nell’esperienza collettiva si realizza una catarsi delle tensioni, dei blocchi, del disagio profondo, come avveniva nelle rappresentazioni misteriche dell’antica Grecia.
Il teatro favorisce la sperimentazione di modi di essere nuovi e una maggiore consapevolezza di sé: ogni partecipante, con il suo ritmo e il suo personale stile, fa un lavoro psicologico su se stesso con la guida e il sostegno dello psicologo. Nel gruppo si può cioè accrescere la conoscenza di sé, dei propri talenti, delle proprie emozioni, delle proprie caratteristiche grazie all’aiuto dello psicologo e all’utilizzo di tecniche, strumenti e situazioni teatrali.
Si tratta di un modo attivo, spesso divertente, sempre intenso di fare psicologia: nei laboratori di espressione teatrale si fa, si agisce. Non solo parole, non solo raccontarsi e dire, ma anche fare, sperimentare e mettere in atto.
Questo metodo favorisce il processo di consapevolezza rispetto alle aree di miglioramento di ognuno, sviluppando nei partecipanti una reale motivazione al cambiamento. Tramite il teatro è possibile intervenire a più livelli: individuale, di gruppo, interfunzionale ed organizzativo, per lo sviluppo di competenze (gestione dei conflitti, motivazione al lavoro, creatività, ecc.), per incrementare lo spirito di squadra, per aumentare la collaborazione e la comunicazione, per sensibilizzare su determinati valori, per agevolare il cambiamento, ecc.
Il teatro è uno strumento perfetto per comunicare emozionando: attraverso l’humor ed il gioco, infatti, esso dinamizza, motiva, aggrega; attraverso l’ironia ed il divertimento sdrammatizza la realtà e favorisce la riflessione e la consapevolezza. Sul palcoscenico l’individuo è attivamente impegnato a conoscersi e a sviluppare le sue risorse, egli ascolta il suo mondo interno, i suoi dubbi, i suoi blocchi, i suoi talenti, i suoi desideri e avvia un dialogo interiore che lo conduce a cogliere possibili soluzioni ai suoi conflitti interni e di relazione con il mondo esterno.
L’uso dello psicodramma, ad esempio, cioè della psicoterapia consistente nel far recitare al soggetto un’azione scenica che richiama la sua storia personale con lo scopo di fare affiorare conflitti inconsci, ha origine nella Vienna degli anni Venti del Novecento con Jacob Levi Moreno, che scoprì l’efficacia che ha per l’individuo la rappresentazione scenica del suo vissuto. Lo psicodramma è un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla ‘messa in azione’ dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona gioca, concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.
Il teatro può aiutarci in tutto questo, può prepararci a svolgere ruoli diversi, permettendoci di uscire da quelli in cui abbiamo fallito, può aiutarci a superare situazioni di crisi, può aiutarci ad imboccare la via del cambiamento che conduce all’autonomia e alla spontaneità creativa.
Sorridere, anche delle proprie difficoltà, o affrontarle portandole “fuori da sé” con il sostegno del gruppo, aiuta a stemperare le tensioni, aumenta la capacità di risolvere i problemi e facilita passaggi altrimenti molto difficili da affrontare.